

presentazione
LE VILLE DI NAPOLI
YVONNE CARBONARO – LUIGI COSENZA
(Newton Compton Editori)
prefazione di Mimmo Liguoro
Giovedì 4 dicembre 2008 ore 18
Libreria Loffredo via Kerbaker 19/21 Napoli
Relatori: il prof. Francesco D’Episcopo
la giornalista Eleonora Puntillo
Evento su Assodonna
Già in edizione tascabile del '99, 'Le Ville di Napoli' è ora in libreria, ampliato e arricchito, con prefazione di Mimmo Liguoro. Con Yvonne Carbonaro ha collaborato Luigi Cosenza, nipote dell'omonimo ingegnere, massimo esponente del Razionalismo architettonico a Napoli. Il volume, diviso in 11 capitoli, va dalla Napoli romana a quella odierna, raccontando, attraverso le più belle e significative costruzioni private, la storia della città e non solo quella politica e sociale, ma anche di costume e di cronaca. Un viaggio lungo 2000 anni sul territorio della città e dei suoi dintorni più prossimi.
Edificate per lo più per la villeggiatura nei luoghi (allora) più ameni, il campionario delle ville napoletane è assai vasto ed è la testimonianza dei vari ceti sociali sviluppatisi nel tempo: dai grandi personaggi della Roma antica, imperatori compresi, ai ricchi borghesi in epoche più recenti. E non sono da dimenticare tutti gli stranieri che nel passato si sono fermati in città definitivamente, ammaliati dalle bellezze e dal clima del luogo, impiantando spesso anche attività di ogni tipo. Napoli è ancora bella, ma leggendo le testimonianze degli scrittori del passato ci si rende conto che davvero doveva trattarsi di un luogo incantato, come veniva dichiarato da molti degli autori del '600, '700 e '800.
Purtroppo non tutto s'è conservato di quel patrimonio architettonico, ma fortunatamente sono ancora moltissime le ville napoletane e Yvonne Carbonaro ha fatto un lavoro magnifico scrivendone, recuperando il maggior numero di notizie possibili, un lavoro sulla e della memoria importante. Il testo è ricco anche di immagini, e questo per un libro che parla di architettura è una cosa indispensabile e mi fa piacere poter dire che, nel mio piccolo, ho partecipato a ciò con dei disegni e delle fotografie.
Intento di chi ha scritto è stato rendere fruibile a un pubblico vasto la conoscenza, in modo piano, interessante ma colto e documentato, di questo grande patrimonio cittadino (e non solo), a volte anche puntando il dito su scelte che non sono state e non sono sempre le migliori, purtroppo.
Che noi si sia un popolo con la memoria corta è risaputo, mentre sapere e ricordare significa avere nozione e coscienza della propria identità, oltre che del patrimonio storico, culturale e artistico del proprio paese. Questo patrimonio, che ci invidia il mondo, che ci porta da secoli turisti, e che molti Italiani conoscono poco, e spesso non viene ben curato da chi dovrebbe, quando non addirittura viene ignorato.
'Le Ville di Napoli' ci invita a camminare per le strade della nostra città alzando gli occhi dalle vetrine (spesso brutte) e prestare più attenzione a ciò che c'è di veramente interessante: palazzi, chiese, ville, opere anche di architetti importanti, decorate da grandi artigiani...A proposito lo sapete che a Napoli c'è una villa dichiarata tra le più belle del mondo?...La troverete nel libro. Buona lettura.
Maresa Sottile
Far uscire la conoscenza delle ville storiche napoletane dal chiuso delle trattazioni accademiche per segnalare aspetti meno noti della vita e della storia di Napoli e prendere campo contro l’indifferenza verso le opere d’arte sul territorio - vizio che indica un pericoloso deficit di coscienza del proprio passato e apre la via a un progressivo degrado civile -, sono questi gli intenti dichiarati di un libro che apre il sipario sul vasto e ricco scenario degli insediamenti storici urbani, in luoghi che la natura rese affascinanti dal tempo dei tempi.
KOESIS CLUB -Via L. Sanfelice 2 (stazione funicolare Chiaia al Vomero)info@puntosunapoli.itwww.puntosunapoli.it
Presentazione
LE VILLE DI NAPOLI
YVONNE CARBONARO – LUIGI COSENZA
(Newton Compton Editori)
Prefazione di Mimmo Liguoro
Giovedì 20 novembre 2008 ore 18,30
Relatori: Davide Maria del Vaglio - architetto
Sergio Zazzera – magistrato e scrittore
“Il lavoro di documentazione iconografica realizzato per il volume” con proiezione immagini in b.n. e a colori
ROMA Quotidiano
Data 1 5-1 1-2008
Tutto sulle ville partenopee
di Valentina Capuano
E’ stato presentato presso la Libreria Feltrinelli di via San Tommaso D'Aquino il libro "Le ville di Napoli" (Newton Compton), scritto da Yvonne Carbonaro e da Luigi Cosenza. Erano presenti in sala l'architetto Lista, l’ingegnere Giancarlo Cosenza e Andrea Jelardi, che, in veste di moderatore, nell'introdurre tale evento, ha ricordato che il libro, che si propone come un referenze-book in quanto cataloga e classifica le principali ville di Napoli dall'antichità fino ai giorni moderni, appare come un motivo di vanto della nostra città in un momento in cui il suo splendore appare offuscato dalle tristi vicende connesse al degrado dell'emergenza rifiuti.
L'architetto Lista ha sottolineato l'interesse storico più che architettonico dello stesso, ed ha ricordato come fin dall'antichità la villa costituisce una necessità abitativa funzionale alle esigenze di un nucleo familiare più ampio e nel contempo, con i suoi
spazi estesi, l'emblema del lusso, in quanto il luogo dell'uomo libero, che dispone appunto di spazi negati a chi invece era asservito. Ha poi auspicato con amarezza che vi sia un tempestivo intevento delle autorità pubbliche volto ad impedire il degrado delle ville e a conservarne lo splendore. I1 libro ha indubbiamente un merito oggettivo: rinverdire la memoria del passato, e, nel contempo, il valore aggiunto dello stesso è dato dalla natura divulgativa che il volume si prefigge: in modo semplice, infatti espone anche ai profani le caratteristiche architettoniche delle ville. Ha collaborato alla realizzazione del libro il giovane ingegnere Cosenza, che grazie alla sua esperienza personale e familiare e agli
Il volume sarà presentato giovedi al Koesis di via Luigia Sanfelice, dove avrà luogo una anche una proiezione, ed il quattro dicembre alla libreria Loffredo in via Kerbaker.
Fin dal tempo dei Romani possedere una dimora per gli otia a Napoli era considerato un segno di potere e di successo; nella città di Partenope, infatti, si incontravano lusso e vivacità intellettuale e artistica.
Attraverso le alterne vicende dello svolgersi dei secoli, la“civiltà delle ville” ha raggiunto il suo apice nel
periodo borbonico, quando le residenze signorili sorsero in quattro aree principali: la fascia costiera di Chiaia con i promontori di Pizzofalcone e Posillipo, la costa orientale verso il Vesuvio, il territorio di Capodimonte e la collina del Vomero.
Dai resti delle ville antiche, passando per il barocco, il rococò e il neoclassicismo, l´eclettismo e il liberty, fino al razionalismo e al post-razionalismo, la città riserva una vera e propria antologia degli stili architettonici declinati con modalità proprie.
Il volume Le ville di Napoli (Newton Compton), di Yvonne Carbonaro e Luigi Cosenza, propone un itinerario lungo venti secoli di architettura e di arte sul nostro territorio.
Ne hanno parlato in una prima presentazione con gli autori Giancarlo Cosenza e Franco Lista, moderati da Andrea Jelardi.
La città ha subito, nel tempo, una furto delle aree libere o messe a verde.
C´è proprio una bella differenza con ciò che offre la “Tavola Strozzi”, del 1464, e ciò che la città presenta, dopo tutte le angherie paesaggistiche subite.
Se ieri era privilegiata la villa, con supporti esterni, oggi s´incrementano le verticalizzazione dei volumi edilizi.
Si presenta, quindi, interessante la lettura del saggio di Yvonne Carbonaro e Luigi Cosenza, "Le ville di Napoli" (Roma, Newton Compton editori, 2008, p. 446, €. 25,00), che, seguendo, passo dopo passo, le vicende della relazione fra questo modulo edilizio e il territorio cittadino, fa emergere, oltre all´ovvia successione delle forme stilistiche dell´architettura, anche i mutamenti di preferenza per le diverse aree della città, da parte dei committenti.
Si incomincia dalle ville romane, da quella del celebre generale, intenditore di gusti, Lucio Licinio Lucullo a quella di Vedio Pollione, poi si passa all´edilizia aragonese, vicereale, borbonica, al liberty vomerese, al razionalismo, ad esempio di Luigi Cosenza, ovviamente senior.
Villa Gilda può essere considerata l´ultima ampia “villa di delizie” napoletana, che “insiste” ai Colli Aminei.
Non solo il territorio urbano viene stimato; anche le “Ville Vesuviane” e “Villa Malaparte”, nell´isola di Capri, trovano riferimento; addirittura, quest´ultima persino in copertina; si sa che è stata, anche, eccezionale set cinematografico non solo di un “movie”, ma di successi del cinema internazionale e Brigitte Bardot, Claudia Cardinale, Marcello Mastroianni, tra i tanti, hanno goduto di una vista strepitosa.
Completa l´edizione un ricco apparato iconografico e documentario, che s´avvale della prefazione di Mimmo Liguoro.
Da leggere.
Maurizio Vitiello
Far uscire la conoscenza delle ville storiche napoletane dal chiuso delle trattazioni accademiche per segnalare aspetti meno noti della vita e della storia di Napoli e prendere campo contro l’indifferenza verso le opere d’arte sul territorio - vizio che indica un pericoloso deficit di coscienza del proprio passato e apre la via a un progressivo degrado civile -, sono questi gli intenti dichiarati di un libro che apre il sipario sul vasto e ricco scenario degli insediamenti storici urbani, in luoghi che la natura rese affascinanti dal tempo dei tempi.
Il volume, variamente articolato, è strutturato mediante differenti linguaggi, da quello teatrale a quello della ricerca storica. Il dramma “Le giornate di Masaniello” in nove scene con antefatto ed epilogo richiama e sintetizza i testi degli autori del ‘900, da Eduardo a Vittorio Viviani a Tato Russo, da De Simone a Porta e Pugliese, che hanno sentito come inderogabile cimentarsi con un tema cult della storia di Napoli. Un’illuminante appendice storica viene proposta a compendio di quel tormentato periodo. L’autrice, nel corso degli approfondimenti sui personaggi e in particolare sul doloroso destino di Berardina, la moglie del pescivendolo, finita alla mercè della soldataglia spagnola e dileggiata come la “marchesa delle sarde”, si sofferma sulle problematiche della condizione delle donne povere nel ‘600, che andavano ad accrescere l’infinito numero delle prostitute delle Celze, e sulla legge per le ‘ngabellate, la tassa sulle meretrici che restò in vigore fino al 1640 e che fece la ricchezza di generazioni di nobili e arrendatori. Ed è questa interessante “zoomata su Berardina e le altre” che ha sollecitato in particolare l’attenzione della Consigliera di Parità della Provincia, Luisa Festa, che si è fatta promotrice della pubblicazione realizzata dalle Edizioni Evaluna e che ha patrocinato il volume insieme all’Assessorato alle Pari Opportunità della Provincia nella persona di Angela Cortese. Il volume è dedicato alla memoria dello studioso Augusto Crocco ed accompagnato da una dotta postfazione di Rosario Pinto. La bibliografia ragionata illumina il lettore sulle fonti: cronache d’epoca e studi successivi. Le immagini sono riprese dall’iconografia coeva o immediatamente posteriore, tranne la foto di copertina che riproduce una pregevole raffigurazione scultorea moderna dell’artista Carlo Palermo.
«LE GIORNATE DI MASANIELLO»
Testo teatrale di Yvonne Carbonaro
La letteratura atecnica d’argomento storico (narrativa, teatro, poesia) nasce, nell’’800, con testi che assumono per soggetto fatti e personaggi della storia politica (quella, per intenderci, che si è soliti qualificare «con la S maiuscola»): si pensi, fra i tanti, al Marco Visconti di Tommaso Grossi o all’Ivanhoe di Sir Walter Scott. Nel secolo successivo, però, sotto l’evidente influenza della posizione di rilievo conquistata, in seno agli studi storici, dalla storia sociale, anche l’obiettivo della letteratura si sposta verso vicende di un’umanità “di secondo piano”, che si svolgono sullo sfondo della “grande” storia: e qui si pensi, fra i tanti esempi possibili, a Il Gattopardo di Giuseppe Tomasi di Lampedusa o a Il giorno del giudizio di Salvatore Satta. Negli ultimi tempi, viceversa, mentre il cammino della storia sociale prosegue, s’è fatto registrare un ritorno dell’attenzione dei narratori verso i temi più tradizionali – e centrali – della storia, il che, poi, è quanto è accaduto anche con Le giornate di Masaniello, testo teatrale di Yvonne Carbonaro (Napoli, Evaluna, 2008, p. 144, s.i.p.).
Masaniello, dunque, che già, durante il secolo passato, era stato protagonista del dramma omonimo di Elvio Porta, dell’eduardiano Tommaso d’Amalfi e de La danza degli ardenti di Jean-Noël Schifano, torna alla ribalta, come figura principale di questa pièce di teatro dall’articolazione di un’originalità quanto mai complessa. In questo lavoro, infatti, le fonti storiche dell’epoca – Francesco Capecelatro, Giuseppe Pollio, Alessandro Giraffi, fra i tanti – parlano, pressoché testualmente, per bocca dei due narratori, i quali introducono i diversi momenti (le “giornate”), attraverso i quali la vicenda trova svolgimento, momenti che si concludono con il canto delle strofe del Cunto ‘e Masaniello di Roberto De Simone. Peraltro, molto opportunamente, l’autrice, rendendosi perfettamente conto dei limiti del compito dello scrittore, mostra di non prendere posizione fra la tesi tradizionale – che vede in Masaniello un mero strumento nelle mani di Giulio Genoino – e quella, più recente, della scuola storico-giuridica napoletana – che, a sua volta, considera entrambi strumento della più vasta classe dei togati del tempo –.
Un ruolo di tutto rispetto – e a tutto tondo – è riservato a Berardina Pisa, la sventurata moglie di Masaniello, da Yvonne, forte dell’esperienza già maturata attraverso il suo saggio su Le donne di Napoli; a lei, anzi, ella dedica anche un’accurata «zoomata», che le offre lo spunto per delineare anche la condizione della donna delle classi più umili dell’epoca, cui fa seguito una sintetica appendice sui fatti del 1647 e sulle loro cause.
Il volume, che s’avvale della postfazione di Rosario Pinto ed è patrocinato dall’assessorato alle Pari opportunità e dalla consigliera di Parità effettiva della Provincia di Napoli, è stato dedicato dall’autrice, molto opportunamente, al comune amico scomparso, Augusto Crocco, che aveva rivolto la propria attenzione all’approfondimento di numerosi temi della storia e della cultura di Napoli.