lunedì 30 giugno 2008

LE GIORNATE DI MASANIELLO recensione di Sergio Zazzera su "Napoliontheroad - giugno 08"

«LE GIORNATE DI MASANIELLO»

Testo teatrale di Yvonne Carbonaro

La letteratura atecnica d’argomento storico (narrativa, teatro, poesia) nasce, nell’’800, con testi che assumono per soggetto fatti e personaggi della storia politica (quella, per intenderci, che si è soliti qualificare «con la S maiuscola»): si pensi, fra i tanti, al Marco Visconti di Tommaso Grossi o all’Ivanhoe di Sir Walter Scott. Nel secolo successivo, però, sotto l’evidente influenza della posizione di rilievo conquistata, in seno agli studi storici, dalla storia sociale, anche l’obiettivo della letteratura si sposta verso vicende di un’umanità “di secondo piano”, che si svolgono sullo sfondo della “grande” storia: e qui si pensi, fra i tanti esempi possibili, a Il Gattopardo di Giuseppe Tomasi di Lampedusa o a Il giorno del giudizio di Salvatore Satta. Negli ultimi tempi, viceversa, mentre il cammino della storia sociale prosegue, s’è fatto registrare un ritorno dell’attenzione dei narratori verso i temi più tradizionali – e centrali – della storia, il che, poi, è quanto è accaduto anche con Le giornate di Masaniello, testo teatrale di Yvonne Carbonaro (Napoli, Evaluna, 2008, p. 144, s.i.p.).

Masaniello, dunque, che già, durante il secolo passato, era stato protagonista del dramma omonimo di Elvio Porta, dell’eduardiano Tommaso d’Amalfi e de La danza degli ardenti di Jean-Noël Schifano, torna alla ribalta, come figura principale di questa pièce di teatro dall’articolazione di un’originalità quanto mai complessa. In questo lavoro, infatti, le fonti storiche dell’epoca – Francesco Capecelatro, Giuseppe Pollio, Alessandro Giraffi, fra i tanti – parlano, pressoché testualmente, per bocca dei due narratori, i quali introducono i diversi momenti (le “giornate”), attraverso i quali la vicenda trova svolgimento, momenti che si concludono con il canto delle strofe del Cunto ‘e Masaniello di Roberto De Simone. Peraltro, molto opportunamente, l’autrice, rendendosi perfettamente conto dei limiti del compito dello scrittore, mostra di non prendere posizione fra la tesi tradizionale – che vede in Masaniello un mero strumento nelle mani di Giulio Genoino – e quella, più recente, della scuola storico-giuridica napoletana – che, a sua volta, considera entrambi strumento della più vasta classe dei togati del tempo –.

Un ruolo di tutto rispetto – e a tutto tondo – è riservato a Berardina Pisa, la sventurata moglie di Masaniello, da Yvonne, forte dell’esperienza già maturata attraverso il suo saggio su Le donne di Napoli; a lei, anzi, ella dedica anche un’accurata «zoomata», che le offre lo spunto per delineare anche la condizione della donna delle classi più umili dell’epoca, cui fa seguito una sintetica appendice sui fatti del 1647 e sulle loro cause.

Il volume, che s’avvale della postfazione di Rosario Pinto ed è patrocinato dall’assessorato alle Pari opportunità e dalla consigliera di Parità effettiva della Provincia di Napoli, è stato dedicato dall’autrice, molto opportunamente, al comune amico scomparso, Augusto Crocco, che aveva rivolto la propria attenzione all’approfondimento di numerosi temi della storia e della cultura di Napoli.

Sergio Zazzera

Archivio blog