sabato 29 novembre 2008

mercoledì 26 novembre 2008

venerdì 21 novembre 2008

giovedì 20 novembre 2008

mercoledì 19 novembre 2008

giovedì 13 novembre 2008

dalla Prefazione di Mimmo Liguoro

Far uscire la conoscenza delle ville storiche napoletane dal chiuso delle trattazioni accademiche per segnalare aspetti meno noti della vita e della storia di Napoli e prendere campo contro l’indifferenza verso le opere d’arte sul territorio - vizio che indica un pericoloso deficit di coscienza del proprio passato e apre la via a un progressivo degrado civile -, sono questi gli intenti dichiarati di un libro che apre il sipario sul vasto e ricco scenario degli insediamenti storici urbani, in luoghi che la natura rese affascinanti dal tempo dei tempi.

Già una intenzione di questo timbro, sciolta in una meticolosa ricerca sul terreno, vasto e articolato, che va da Posillipo al Miglio d’Oro, può costituire una forte calamita di lettura. Ma a tutto questo si aggiunge (e lo si scopre pagina dopo pagina) un effetto sorprendente. L’indagine ricognitiva a mano a mano prende altre forme, si tramuta in una narrazione a mosaico, conducendo il lettore attraverso sentieri che portano al senso della storia. La storia di Napoli, lunga, aggrovigliata e drammatica, riflessa nei segni architettonici lasciati lungo il correre dei secoli dagli esponenti dei ceti dominanti, che nel costruire ville, giardini, palazzi a mare o in collina, intendevano dar conto del proprio status e godere delle ‘delizie’ naturali, facendo nello stesso tempo del luogo geografico - la città tra golfo, colline e presenze vulcaniche - un luogo storico, dalle vicende complesse e intricate. Leggibili oggi anche attraverso le costruzioni, ville gentilizie o masserie di campagna, che si inserivano nel paesaggio.
Nel cuore della città greca, romana, bizantina, normanna, aragonese, angioina, spagnola, borbonica, italiana, fermentava la vita agra di una popolazione in precarietà perenne. Sulle coste e sotto i pini trascorreva l’esistenza di nobili, aristocratici, grandi funzionari, intellettuali di rango. Secolo dopo secolo, una fase storica dopo l’altra. Segno plastico di quella divisione urbanistica e umana (le due Napoli) che segna le vicende della città con l’immobilità di un Giano bifronte.
Parlano le pietre, i ruderi, i resti delle costruzioni di pregio disseminate lungo le dorsali di Napoli, così come parlano palazzi e antiche case del centro storico. E comunicano discorsi eloquenti, che sarebbe criminoso cancellare o deturpare: la storia va interpretata e custodita per guardare al futuro.
Il numero delle residenze catalogate (quelle ancora esistenti, quelle ridotte a poca cosa, e quelle cancellate dal tempo o dalle speculazioni) e’ cospicuo. Può bastare a far comprendere quanto Napoli sia stata inserita, nel tempo, in un flusso di rapporti civili ed economici che la resero importante e anche ricercata da un numero molto alto di stranieri che la eleggevano a seconda patria. Una lunga storia che comincia in epoca greco-romana (basti dire Virgilio, Pollione con le sue ville, Lucullo con i suoi sfarzi). Da punta Campanella a Capo Miseno - scrisse Strabone - e’ tutto un susseguirsi di ville. In tante son finite in fondo al mare, a causa del bradisismo. Ville rustiche, legate al lavoro nei campi, e ville ‘di delizie’. Ma la storia non è statica.
La zona di Posillipo, amata dai romani, fu abbandonata nei secoli successivi, per essere poi riscoperta e riamata nel Seicento. In epoca rinascimentale, i valori correnti di armonia e bellezza si tradussero nella concezione urbanistica di una città ricca di verde, giardini e orti. Per gli investimenti economici c’erano le ‘fattorie’; per abitazione e svago di regnanti, nobili e ricchi si costruivano ville secondo l’archetipo romano.
Il libro di Yvonne Carbonaro, a cui ha collaborato il giovane Luigi Cosenza, punta la sua lente sulle direttrici della ‘vita in villa’: la fascia costiera di Chiaia, la costa orientale verso il Vesuvio dopo la costruzione della Reggia di Portici, il territorio di Capodimonte, la collina del Vomero. Nel centro, palazzi di nobili e abitazioni restrittive per il ‘popolo basso’.
A ogni epoca la sua porzione di territorio da edificare. I proprietari delle Ville si orientavano in base alle scelte generali, condizionate dalle decisioni dei regnanti. A seconda dei luoghi di insediamento della famiglia reale un sito veniva valorizzato, un altro lasciato.
E sul filo di questa storia urbanistica le storie di uomini e donne trovavano collocazione ambientale ... (continua)

presentazione 20.11.08 al KOESIS Club

KOESIS CLUB -Via L. Sanfelice 2 (stazione funicolare Chiaia al Vomero)info@puntosunapoli.itwww.puntosunapoli.it

Presentazione

LE VILLE DI NAPOLI

YVONNE CARBONARO – LUIGI COSENZA

(Newton Compton Editori)

Prefazione di Mimmo Liguoro

Giovedì 20 novembre 2008 ore 18,30

Relatori: Davide Maria del Vaglio - architetto

Sergio Zazzeramagistrato e scrittore

“Il lavoro di documentazione iconografica realizzato per il volume” con proiezione immagini in b.n. e a colori

ROMA 15.11.08

ROMA Quotidiano

Data 1 5-1 1-2008

Tutto sulle ville partenopee

di Valentina Capuano

( le parti in rosso corrispondono alle correzioni delle inesattezze più marcate che abbiamo reputato doveroso apportare)

E’ stato presentato presso la Libreria Feltrinelli di via San Tommaso D'Aquino il libro "Le ville di Napoli" (Newton Compton), scritto da Yvonne Carbonaro e da Luigi Cosenza. Erano presenti in sala l'architetto Lista, l’ingegnere Giancarlo Cosenza e Andrea Jelardi, che, in veste di moderatore, nell'introdurre tale evento, ha ricordato che il libro, che si propone come un referenze-book in quanto cataloga e classifica le principali ville di Napoli dall'antichità fino ai giorni moderni, appare come un motivo di vanto della nostra città in un momento in cui il suo splendore appare offuscato dalle tristi vicende connesse al degrado dell'emergenza rifiuti.

L'architetto Lista ha sottolineato l'interesse storico più che architettonico dello stesso, ed ha ricordato come fin dall'antichità la villa costituisce una necessità abitativa funzionale alle esigenze di un nucleo familiare più ampio e nel contempo, con i suoi

spazi estesi, l'emblema del lusso, in quanto il luogo dell'uomo libero, che dispone appunto di spazi negati a chi invece era asservito. Ha poi auspicato con amarezza che vi sia un tempestivo intevento delle autorità pubbliche volto ad impedire il degrado delle ville e a conservarne lo splendore. I1 libro ha indubbiamente un merito oggettivo: rinverdire la memoria del passato, e, nel contempo, il valore aggiunto dello stesso è dato dalla natura divulgativa che il volume si prefigge: in modo semplice, infatti espone anche ai profani le caratteristiche architettoniche delle ville. Ha collaborato alla realizzazione del libro il giovane ingegnere Cosenza, che grazie alla sua esperienza personale e familiare e agli innumerevoli sopralluoghi effettuati nei siti oggetto d'interesse, ha reso possibile la realizzazione di un'opera così articolata e completa, arricchita altresì dal materiale fotografico e grafico della dottoressa Marisa Sottile.

Il volume sarà presentato giovedi al Koesis di via Luigia Sanfelice, dove avrà luogo una anche una proiezione, ed il quattro dicembre alla libreria Loffredo in via Kerbaker.

Il Brigante 13.11.08

LE VILLE DI NAPOLI

È in libreria il saggio di Yvonne Carbonaro e Luigi Cosenza

C’è da rimanere seriamente disorientati, a confrontare l’immagine che Napoli offre di sé, oggi, a chi la guardi dal mare con quella raffigurata nella Tavola Strozzi (1464), passando attraverso tutte le rappresentazioni grafiche e/o pittoriche realizzate, quanto meno, fino alla prima metà del secolo XIX: la progressiva sottrazione alla città delle aree libere/verdi, infatti, è anche fin troppo evidente e diviene sempre più incalzante, col trascorrere del tempo. Pur nella sventura, però, fortuna ha voluto che il modulo edilizio inizialmente prescelto sia stato, per lo più, quello della villa, poi, gradualmente abbandonato, quando un’esasperata – e, a tratti, distorta – applicazione del principio economico del minimo mezzo ha suggerito di conseguire l’incremento complessivo dei volumi, attraverso la “verticalizzazione” del prodotto edilizio.



Per questo profilo, perciò, torna particolarmente interessante la lettura del saggio di Yvonne Carbonaro e Luigi Cosenza, "Le ville di Napoli" (Roma, Newton Compton editori, 2008, p. 446, €. 25,00), che, seguendo, passo dopo passo, le vicende della relazione fra questo modulo edilizio e il territorio cittadino, fa emergere, oltre all’ovvia successione delle forme stilistiche dell’architettura, anche i mutamenti di preferenza per le diverse aree della città, da parte dei committenti. Prendendo l’avvio dalle ville romane – quella del celebre generale buongustaio Lucio Licinio Lucullo e quella di Vedio Pollione –, la rassegna si snoda, attraverso l’edilizia aragonese, quella vicereale e quella borbonica, fino agli anni d’oro del “Liberty”, che a Napoli – e, soprattutto, al Vomero – trovò terreno particolarmente favorevole, e del razionalismo, che in Luigi Cosenza (senior) ha avuto una delle “punte di diamante”, per concludersi con Villa Gilda, l’ultima grande “villa di delizie” napoletana, che sorge ai Colli Aminei. Né soltanto il territorio urbano è preso in considerazione dagli autori, ché episodi extraurbani di particolare rilevanza, come quelli delle Ville vesuviane o della caprese Villa Malaparte, vi trovano, ugualmente – e giustamente –, spazio. Un ricco apparato iconografico e documentario completa il volume, che s’avvale della prefazione di Mimmo Liguoro e che sarà presentato, mercoledì 12 novembre 200, alle ore 18:00, nella Libreria Feltrinelli (via S. Tommaso d’Aquino, 70, Napoli), da Giancarlo Cosenza e Franco Lista, moderati da Andrea Jelardi, e, ancora, giovedì 20 novembre, alle ore 18:30, nella sede del Koesis Club (Via L. Sanfelice, 2 , Napoli), con proiezione d’immagini, da Davide M. del Vaglio e da chi scrive queste righe.

Sergio Zazzera

Presentazione da Fetrinelli 12.11.08




La Repubblica 12.11.08

APPUNTAMENTI

FELTRINELLI
Alle 18, alla Feltrinelli di
via San Tommaso
d'Aquino 70,
presentazione del
volume "LeVille di
Napoli" (Newton
Compton), di Yvonne
Carbonaro e Luigi
Cosenza, dove si
propone un itinerario
lungo venti secoli di
architettura e di arte sul
nostro territorio. Ne
parlano con gli autori
Giancarlo Cosenza e
Franco Lista. Modera
Andrea Jelardi. Info 06
650 02553.

mercoledì 12 novembre 2008

Positano News 12.11.08

Successo del libro Le Ville di Napoli.



Un altro attraente libro su Napoli.

Fin dal tempo dei Romani possedere una dimora per gli otia a Napoli era considerato un segno di potere e di successo; nella città di Partenope, infatti, si incontravano lusso e vivacità intellettuale e artistica.


Attraverso le alterne vicende dello svolgersi dei secoli, la“civiltà delle ville” ha raggiunto il suo apice nel

periodo borbonico, quando le residenze signorili sorsero in quattro aree principali: la fascia costiera di Chiaia con i promontori di Pizzofalcone e Posillipo, la costa orientale verso il Vesuvio, il territorio di Capodimonte e la collina del Vomero.


Dai resti delle ville antiche, passando per il barocco, il rococò e il neoclassicismo, l´eclettismo e il liberty, fino al razionalismo e al post-razionalismo, la città riserva una vera e propria antologia degli stili architettonici declinati con modalità proprie.


Il volume Le ville di Napoli (Newton Compton), di Yvonne Carbonaro e Luigi Cosenza, propone un itinerario lungo venti secoli di architettura e di arte sul nostro territorio.


Ne hanno parlato in una prima presentazione con gli autori Giancarlo Cosenza e Franco Lista, moderati da Andrea Jelardi.


La città ha subito, nel tempo, una furto delle aree libere o messe a verde.


C´è proprio una bella differenza con ciò che offre la “Tavola Strozzi”, del 1464, e ciò che la città presenta, dopo tutte le angherie paesaggistiche subite.


Se ieri era privilegiata la villa, con supporti esterni, oggi s´incrementano le verticalizzazione dei volumi edilizi.


Si presenta, quindi, interessante la lettura del saggio di Yvonne Carbonaro e Luigi Cosenza, "Le ville di Napoli" (Roma, Newton Compton editori, 2008, p. 446, €. 25,00), che, seguendo, passo dopo passo, le vicende della relazione fra questo modulo edilizio e il territorio cittadino, fa emergere, oltre all´ovvia successione delle forme stilistiche dell´architettura, anche i mutamenti di preferenza per le diverse aree della città, da parte dei committenti.


Si incomincia dalle ville romane, da quella del celebre generale, intenditore di gusti, Lucio Licinio Lucullo a quella di Vedio Pollione, poi si passa all´edilizia aragonese, vicereale, borbonica, al liberty vomerese, al razionalismo, ad esempio di Luigi Cosenza, ovviamente senior.


Villa Gilda può essere considerata l´ultima ampia “villa di delizie” napoletana, che “insiste” ai Colli Aminei.


Non solo il territorio urbano viene stimato; anche le “Ville Vesuviane” e “Villa Malaparte”, nell´isola di Capri, trovano riferimento; addirittura, quest´ultima persino in copertina; si sa che è stata, anche, eccezionale set cinematografico non solo di un “movie”, ma di successi del cinema internazionale e Brigitte Bardot, Claudia Cardinale, Marcello Mastroianni, tra i tanti, hanno goduto di una vista strepitosa.


Completa l´edizione un ricco apparato iconografico e documentario, che s´avvale della prefazione di Mimmo Liguoro.


Da leggere.



Maurizio Vitiello







Corriere del Mezzogiorno 12.11.08

Il Mattino 12.11.08

Le Ville di Napoli (2008) Newton Compton

dalla Prefazione di Mimmo Liguoro

Far uscire la conoscenza delle ville storiche napoletane dal chiuso delle trattazioni accademiche per segnalare aspetti meno noti della vita e della storia di Napoli e prendere campo contro l’indifferenza verso le opere d’arte sul territorio - vizio che indica un pericoloso deficit di coscienza del proprio passato e apre la via a un progressivo degrado civile -, sono questi gli intenti dichiarati di un libro che apre il sipario sul vasto e ricco scenario degli insediamenti storici urbani, in luoghi che la natura rese affascinanti dal tempo dei tempi.

Già una intenzione di questo timbro, sciolta in una meticolosa ricerca sul terreno, vasto e articolato, che va da Posillipo al Miglio d’Oro, può costituire una forte calamita di lettura. Ma a tutto questo si aggiunge (e lo si scopre pagina dopo pagina) un effetto sorprendente. L’indagine ricognitiva a mano a mano prende altre forme, si tramuta in una narrazione a mosaico, conducendo il lettore attraverso sentieri che portano al senso della storia. La storia di Napoli, lunga, aggrovigliata e drammatica, riflessa nei segni architettonici lasciati lungo il correre dei secoli dagli esponenti dei ceti dominanti, che nel costruire ville, giardini, palazzi a mare o in collina, intendevano dar conto del proprio status e godere delle ‘delizie’ naturali, facendo nello stesso tempo del luogo geografico - la città tra golfo, colline e presenze vulcaniche - un luogo storico, dalle vicende complesse e intricate. Leggibili oggi anche attraverso le costruzioni, ville gentilizie o masserie di campagna, che si inserivano nel paesaggio.
Nel cuore della città greca, romana, bizantina, normanna, aragonese, angioina, spagnola, borbonica, italiana, fermentava la vita agra di una popolazione in precarietà perenne. Sulle coste e sotto i pini trascorreva l’esistenza di nobili, aristocratici, grandi funzionari, intellettuali di rango. Secolo dopo secolo, una fase storica dopo l’altra. Segno plastico di quella divisione urbanistica e umana (le due Napoli) che segna le vicende della città con l’immobilità di un Giano bifronte.
Parlano le pietre, i ruderi, i resti delle costruzioni di pregio disseminate lungo le dorsali di Napoli, così come parlano palazzi e antiche case del centro storico. E comunicano discorsi eloquenti, che sarebbe criminoso cancellare o deturpare: la storia va interpretata e custodita per guardare al futuro.
Il numero delle residenze catalogate (quelle ancora esistenti, quelle ridotte a poca cosa, e quelle cancellate dal tempo o dalle speculazioni) e’ cospicuo. Può bastare a far comprendere quanto Napoli sia stata inserita, nel tempo, in un flusso di rapporti civili ed economici che la resero importante e anche ricercata da un numero molto alto di stranieri che la eleggevano a seconda patria. Una lunga storia che comincia in epoca greco-romana (basti dire Virgilio, Pollione con le sue ville, Lucullo con i suoi sfarzi). Da punta Campanella a Capo Miseno - scrisse Strabone - e’ tutto un susseguirsi di ville. In tante son finite in fondo al mare, a causa del bradisismo. Ville rustiche, legate al lavoro nei campi, e ville ‘di delizie’. Ma la storia non è statica.
La zona di Posillipo, amata dai romani, fu abbandonata nei secoli successivi, per essere poi riscoperta e riamata nel Seicento. In epoca rinascimentale, i valori correnti di armonia e bellezza si tradussero nella concezione urbanistica di una città ricca di verde, giardini e orti. Per gli investimenti economici c’erano le ‘fattorie’; per abitazione e svago di regnanti, nobili e ricchi si costruivano ville secondo l’archetipo romano.
Il libro di Yvonne Carbonaro, a cui ha collaborato il giovane Luigi Cosenza, punta la sua lente sulle direttrici della ‘vita in villa’: la fascia costiera di Chiaia, la costa orientale verso il Vesuvio dopo la costruzione della Reggia di Portici, il territorio di Capodimonte, la collina del Vomero. Nel centro, palazzi di nobili e abitazioni restrittive per il ‘popolo basso’.
A ogni epoca la sua porzione di territorio da edificare. I proprietari delle Ville si orientavano in base alle scelte generali, condizionate dalle decisioni dei regnanti. A seconda dei luoghi di insediamento della famiglia reale un sito veniva valorizzato, un altro lasciato.
E sul filo di questa storia urbanistica le storie di uomini e donne trovavano collocazione ambientale ... (continua)




LE VILLE DI NAPOLI di Yvonne Carbonaro - Luigi Cosenza

PRESENTAZIONE mercoledì 12 novembre ore 18

La FELTRINELLI Librerie
via San Tommaso d’Aquino 70 Napoli

Relatori: Prof.Ing.GIANCARLO COSENZA
Arch. FRANCO LISTA

Modera il giornalista
Andrea Jelardi

Saranno presenti gli autori

Comunicato stampa su PositanoNews

Articolo Il Mattino 11.11.08

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