Un altro attraente libro su Napoli.
Fin dal tempo dei Romani possedere una dimora per gli otia a Napoli era considerato un segno di potere e di successo; nella città di Partenope, infatti, si incontravano lusso e vivacità intellettuale e artistica.
Attraverso le alterne vicende dello svolgersi dei secoli, la“civiltà delle ville” ha raggiunto il suo apice nel
periodo borbonico, quando le residenze signorili sorsero in quattro aree principali: la fascia costiera di Chiaia con i promontori di Pizzofalcone e Posillipo, la costa orientale verso il Vesuvio, il territorio di Capodimonte e la collina del Vomero.
Dai resti delle ville antiche, passando per il barocco, il rococò e il neoclassicismo, l´eclettismo e il liberty, fino al razionalismo e al post-razionalismo, la città riserva una vera e propria antologia degli stili architettonici declinati con modalità proprie.
Il volume Le ville di Napoli (Newton Compton), di Yvonne Carbonaro e Luigi Cosenza, propone un itinerario lungo venti secoli di architettura e di arte sul nostro territorio.
Ne hanno parlato in una prima presentazione con gli autori Giancarlo Cosenza e Franco Lista, moderati da Andrea Jelardi.
La città ha subito, nel tempo, una furto delle aree libere o messe a verde.
C´è proprio una bella differenza con ciò che offre la “Tavola Strozzi”, del 1464, e ciò che la città presenta, dopo tutte le angherie paesaggistiche subite.
Se ieri era privilegiata la villa, con supporti esterni, oggi s´incrementano le verticalizzazione dei volumi edilizi.
Si presenta, quindi, interessante la lettura del saggio di Yvonne Carbonaro e Luigi Cosenza, "Le ville di Napoli" (Roma, Newton Compton editori, 2008, p. 446, €. 25,00), che, seguendo, passo dopo passo, le vicende della relazione fra questo modulo edilizio e il territorio cittadino, fa emergere, oltre all´ovvia successione delle forme stilistiche dell´architettura, anche i mutamenti di preferenza per le diverse aree della città, da parte dei committenti.
Si incomincia dalle ville romane, da quella del celebre generale, intenditore di gusti, Lucio Licinio Lucullo a quella di Vedio Pollione, poi si passa all´edilizia aragonese, vicereale, borbonica, al liberty vomerese, al razionalismo, ad esempio di Luigi Cosenza, ovviamente senior.
Villa Gilda può essere considerata l´ultima ampia “villa di delizie” napoletana, che “insiste” ai Colli Aminei.
Non solo il territorio urbano viene stimato; anche le “Ville Vesuviane” e “Villa Malaparte”, nell´isola di Capri, trovano riferimento; addirittura, quest´ultima persino in copertina; si sa che è stata, anche, eccezionale set cinematografico non solo di un “movie”, ma di successi del cinema internazionale e Brigitte Bardot, Claudia Cardinale, Marcello Mastroianni, tra i tanti, hanno goduto di una vista strepitosa.
Completa l´edizione un ricco apparato iconografico e documentario, che s´avvale della prefazione di Mimmo Liguoro.
Da leggere.
Maurizio Vitiello